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Il poeta e le leggi delle stelle

“We are all lying in the gutter, but some of us are looking at the stars.”
“Giaciamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.”
Oscar Wilde

Si dice che l’essere umano si senta piccolo quando guarda sopra di sè, quando paragona la sua esistenza all’intero firmamento, al cielo infinito e alle innumerevoli stelle.
Io penso esattamente il contrario.
Credo che quando l’uomo rivolge lo sguardo al cielo, quando sposta gli occhi da se stesso e dalle occupazioni del quotidiano ( le terrene cure) si espanda altrettanto infinitamente, diventi davvero grande e vada al di sopra di se stesso e delle sue miserie.

L’astronomia è la scienza capace di spiegare di cosa sono fatti e come si muovono i pianeti e le stelle.
Ti dice che cosa è la luna e che relazione ha con la Terra.
Quando studiavo geografia astronomica al liceo, impazzivo sulla parallasse lunare e la trovavo terribilmente spoetizzante:
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/ Silenziosa luna?, dicevo io con Giacomo, piuttosto.

E invece non è così.
Oggi ho capito e trovo che l’astronomia sia una scienza poetica e che in generale scienza e poesia non siano incompatibili.
Ho capito che scienziati e poeti sono accomunati dallo stesso tipo di sguardo, uno sguardo pronto allo scoperta e quindi alla meraviglia: niente è ovvio, tutto è nuovo e potenziale portatore di novità, se solo lo si osserva da un altro punto di vista.

L’intervista di martedì scorso all’astronomo, divulgatore scientifico, musicista, illustratore-fumettista, blogger – oh, quante cose! -Angelo Adamo ne è la dimostrazione.
Un illustre e noto precedente è stato Carl Sagan (1934 – 1996): astronomo, astrofisico, autore di fantascienza, epistemologo, esponente dello scetticismo scientifico, divulgatore.
Sagan è l’autore di oltre 600 saggi, uno dei fondatori del progetto SETI per la ricerca delle intelligenze extraterrestri, ha collaborato con la NASA per le missioni dei programmi Mariner, Voyager e Viking mentre Contact, il fim con Jodie Foster, è stato tratto da un suo romanzo.
Insomma, uno scienziato eminente ma anche un grandissimo comunicatore.
E fu così che tra il 1978 e il 1980, produsse e presentò un documentario televisivo in tredici puntate creato dalla PBS e trasmesso in Italia all’interno di Quark, dal nome COSMOS

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Nelle puntate, dagli splendidi titoli letterari – per citarne alcuni Le spiagge dell’oceano cosmico, Una voce nel concerto cosmico, L’armonia dei mondi, La vita delle stelle, Sull’orlo dell’Eterno – Sagan riesce a descrivere l’universo con un linguaggio capace di attrarre un pubblico vasto, garantendogli la comprensione grazie all’assenza di tencicismi  e utilizzando un punto di vista Terrra-centrico (per esempio, attraverso il paragone fatto tra l’esplorazione dello spazio a quella dei vecchi pioneri).
Tra gli argomenti preferiti del dott. Sagan ci sono le origini della vita, la ricerca della vita su Marte, la composizione infernale dell’atmosfera di Venere, l’effetto serra sulla Terra, la vita delle stelle, i viaggi interstellari, gli effetti del raggiungimento della velocità della luce, il pericolo dell’autodistruzione tecnologica dell’umanità e la ricerca, utilizzando la tecnologia radio, di forme di vita intelligente nello spazio.
Ecco, COSMOS è la perfetta sintesi tra l’approccio scientifico e quello poetico alla realtà.
E anche oggi, nonostante sia una produzione televisiva un po’ datata, come i suoi effetti speciali, all’epoca notevolissimi, vale la pena di essere visto per tutte le ragioni che vi ho raccontato.

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